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Poem

Franco Loi

Tra quei rumori di sempre e quei vestiti

Tussen die doodgewone geluiden en die kleren

Tussen die doodgewone geluiden en die kleren
die vol van lichaam gaan waar de avond valt,
liep ik rond, verlangend naar verdriet
en vol melancholie, vreselijke ziekte
die mij op een avond overviel toen ik toevallig
stilstond voor een etalage op een hoek,
tussen verlichte winkels, de oranje trams
en de stoplichten die de wind ontsteken,
een etalage waar ik voor stond met
vier spellen kaarten en iets dat bewoog
met pijpen, sigarettepijpjes, pijperagers...
Daar stond ik en ik dacht dat ik
de hopeloze stem hoorde van een dronkaard.
Wat bestond waren die kaarten en mijn leven
kwam daar tot stilstand. Om ons in de war te maken
leek het een spiegel voor mij en voor het leven.
Ik wilde mij afwenden en doorlopen
maar het donker van de etalage hield mij vast...
En wie is dan de stem? roep ik soms zelf?
Ik bleef daar staan met de ogen die naar mij keken
en ben in dat kijken voor altijd verdwaald.

Tra quei rumori di sempre e quei vestiti
che pieni di corpo vanno dove la sera cala,
ho portato in giro la voglia del patire
e la malinconia, una brutta malattia
che mi ha preso una sera quando davanti
mi sono trovato ad una vetrina d'angolo,
tra quelle botteghe di luce, quei tram color arancio
e quei semafori che fanno acceso il vento,
una vetrina cui cro io davanti
a quattro mazzi di carte e un movimento
di pipe e di bocchini e ritagli di spago...
Io cro lì e mi sembrava di sentire
la voce senza speranza d'un ubriaco.
E c'erano lì le carte, e la mia vita
era lì ferma e, a imbrogliarci,
c'era come uno specchio di me e della vita.
Volevo voltarmi e tornare a camminare,
ma mi teneva l'oscurità della vetrina...
E chi è poi la voce? un mio chiamare?
Sono rimasto lì con gli occhi che mi guardavano
e mi sono perso per sempre nel guardare.
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Tra quei rumori di sempre e quei vestiti

Tra quei rumori di sempre e quei vestiti
che pieni di corpo vanno dove la sera cala,
ho portato in giro la voglia del patire
e la malinconia, una brutta malattia
che mi ha preso una sera quando davanti
mi sono trovato ad una vetrina d'angolo,
tra quelle botteghe di luce, quei tram color arancio
e quei semafori che fanno acceso il vento,
una vetrina cui cro io davanti
a quattro mazzi di carte e un movimento
di pipe e di bocchini e ritagli di spago...
Io cro lì e mi sembrava di sentire
la voce senza speranza d'un ubriaco.
E c'erano lì le carte, e la mia vita
era lì ferma e, a imbrogliarci,
c'era come uno specchio di me e della vita.
Volevo voltarmi e tornare a camminare,
ma mi teneva l'oscurità della vetrina...
E chi è poi la voce? un mio chiamare?
Sono rimasto lì con gli occhi che mi guardavano
e mi sono perso per sempre nel guardare.

Tra quei rumori di sempre e quei vestiti

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